lunedì 20 ottobre 2014

TALENTO è CHI IL TALENTO FA

Forse ve l'ho detto, vero, che ho fatto un master. Anzi, diciamo che vi ho proprio stracciato le balle.

E mica un master qualsiasi, no, mica quelli che ti vendono a 3000 paperdollari, cinque giorni di corso intensivo, attestato, e poi ciao ciao, tanti saluti, punto e a capo.

No. Ho fatto un Signor Programma di sviluppo Talenti e Leadership, gentilmente offerto dalla banca per cui lavoro. Offerto, sì. Tutto spesato. Ovvio, certe cose te le devi da guadagnà. E quindi, tre mesi di selezione, cinque step, dubbi, incertezze, chissà se mi prendono, no non mi prenderanno mai, grandissimo rompimento di balle a tuttiquellichemiconoscono (ciao mamma!).

Contro ogni aspettativa, MI HANNO PRESA (balli scomposti, festeggiamenti, urla di gioia, ubriachezza).

Ma.

Sono arrivata a fine programma che pesavo un chilo in meno dei miei cinquanta regolamentari, sfatta ed emaciata che non vi dico. Dalla stanchezza mi sono presa un febbrone POWER a quaranta gradi in vacanza in Turchia.

Vi spiego. Quello di cui parlo non sono otto ore di lezione al giorno, no. Parlo di ottanta giovani del mio gruppo bancario, di tutta Europa, iperselezionati, che collaborano insieme per portare a termine dei progetti sponsorizzati dai Top Manager della mia banca (gente praticamente un passo sotto Dio).

Noi con Semi Dio.

Quindi: lavori per nove mesi, con gente che non conosci e che abita ai quattro angoli dell'Europa, su una materia che non conosci, in inglese. Ah, e intanto continui a fare anche il tuo lavoro classico, ovvio. Ecchè, se no era troppo facile.

Ti senti al telefono, via Skype, via mail, Whatsapp, sei sempre su e giù da un aereo, e le scadenze, il tempo che non basta mai, l'angoscia di non riuscire a finire tutto, il senso di inadeguatezza, il lavoro che si accumula, e perchè la giornata ha ventiquattr'ore che a me ne servono quarantacinque, ho bisogno di un segretario, mannaggia. Le persone del tuo gruppo diventano tuoi fratelli di sangue. Li ami alla follia un giorno, e il giorno dopo vorresti la loro testa su una picca.

Il tuo fidanzato ti fa gentilmente notare che vedi più loro di lui. Ehm, sì, e quindi?

Ma ogni traguardo si raggiunge al prezzo di un certo sacrificio personale. Beh, per me ne è valsa la pena. Il fatto che un sacco di miei colleghi all'inizio dicessero “che figata!” e poi, dopo aver visto in che stato mi ero ridotta, si siano rifiutati di candidarsi, è irrilevante.

Comunque, finita 'sta pappardella introduttiva, adesso vi racconto cosa ho imparato.

TALENTO è CHI IL TALENTO FA, o, in alternativa: non è talento, è duro lavoro. Mi spiego. Il successo non è la norma. Il successo è l'eccezione. Quando tu provi a fare qualcosa, la normalità è che tu fallisca, l'eccezione è che tu abbia successo. Ma, se ci credi, se ti eserciti a fare quella cosa che proprio non ti riesce, e ci provi e ci riprovi ancora, probabilmente avrai successo. Il trucco è solo questo: crederci forte, crederci sempre, lavorare duro.

Lavoro, lavoro, lavoro. 

ASCOLTA. Il lavoro di gruppo è come una coppia. Non esistono persone “fatte l'una per l'altra”, e il “E vissero per sempre felici e contenti” è una stronzata abnorme. Siamo persone diverse, sì? Ed essendo persone diverse, è ovvio e logico che abbiamo opinioni diverse. Ci si confronta, si discute, si litiga anche. Ma se tu ti fossilizzi sulla tua, di opinione, e la sventoli come uno stendardo, senza curarti delle altre, è altrettanto naturale che tutto il lavoro finisca a putt... ehm, a signorine di facili costumi. Quindi: ascolta, ASCOLTA DAVVERO quello che ti dicono gli altri, capisci il loro punto di vista, e soprattutto SCENDI A COMPROMESSI.

USA GLI ALTRI. Vi aspettavate un discorso alla Wall Street, del tipo “L'avidità è buona” et similia? STICAZZI. Quello che intendo dire veramente, è che ogni persona ha delle abilità, anche tu, e puoi far leva su quello che un altro sa fare meglio di te, e lasciarglielo fare, per concentrarti su quello che tu sai fare meglio, e dare un apporto determinante al gruppo. Se ti ostini a essere multitasking e a fare tutto perfettamente, o: fai grandissime cazzate, o: non esprimi appieno il tuo potenziale nei compiti che invece ti riescono benissimo. Per esempio, il mio tedesco preferito Thomas, è un fottuto genio di Excel. A me Excel fa schifobleah. Quindi, tu, adorabile tedesco, programmi il programmabile, e io, italiana creativa e svampita, creo gli slogan per vendere il nostro super, fabulous, amazing prodotto. Dio quanti stereotipi culturali in una sola frase.

L'ungherese, l'italiana e il tedesco. No, non è una barzelletta.

MIGLIORATI SEMPRE. Fai leva sulle tue abilità, sì, ma nota anche dove hai delle lacune. La mia Precisione è andata a fare una passeggiata in campagna, accompagnata dalla mia Puntualità e dalla mia Attenzione al Dettaglio. “Valà che vai bene” è il mio motto. Lo devo accettare? NO. Tanto più che un programma di questo tipo è creato apposta per spingerti a migliorare, a migliorare sempre, ad ammettere i tuoi limiti, vederli, ok, sì ci sono, e abbatterli. L'obiettivo che mi sono posta quest'anno è diventare una persona PRECISA PUNTUALE e ORDINATA. Ci riuscirò? Mmmhh ho forti dubbi, ma dopo tutto l'insuccesso è il prodromo del successo. (La mia croata preferita, Nelly, mi insegnerà. Forse.)

ESPRIMI LA TUA OPINIONE. Qualcosa ti fa girare le balle a elica? Dillo. Sei convinta di avere un'idea originale? Dillo. Non ti piace la presntazione in Power Point? DILLO. In modo gentile, carino, e senza ferire nessuno. No, “Questo mi fa schifo” non è un modo gentile e carino. Però pensaci, la tua opinione vale, e hai il diritto di essere ascoltata. Magari ti ridono in faccia, è un rischio calcolato, ma magari hai davvero avuto l'intuizione geniale che cambierà le sorti del progetto. Coco Chanel non amava i bustini con le stecche di balena. Ha inventato il tailleur. L'hanno perculata, ha dato scandalo, ha cambiato la storia della moda per sempre. Perchè tu no?

Tipo creare una slide vivente. Che è UNA FIGATA PAZZESCA.

DIVERSITà è BENE. Dopo nove mesi di convivenza con un turco, una croata, un ungherese, una rumena e un tedesco, è apparso chiaro che le opinioni sono relative. Le donne pensano in modo diverso dagli uomini, i project manager pensano in modo diverso dai commerciali, E NON FATEMI NEANCHE INIZIARE SUI TEDESCHI CON GLI ITALIANI. E' un male questo? Assdolutamente no. Certo, è più difficile trovare un accordo, ma alla fine tante teste pensanti arrivano ad un risultato migliore di una sola. Perchè? Perchè ognuno considera il proprio punto di vista. Se piace a te, NON SIGNIFICA CHE PIACCIA A LUI. Per questo servono TUTTI. Come si fa? Si parla, si parla, si parla. Pro e contro. Discussioni. E alla fine arrivi a una soluzione fantastica, che nessuno da solo avrebbe saputo immaginare, ma che è PERFETTA. O quasi perfetta, se considerata dal punto di vista di un tedesco. Ci sono sempre margini di miglioramento, per un tedesco.

Best. Team. Ever.


Beh, questo è quanto ragazzi. Magari mi verranno in mente cose FONDAMENTALI che ho dimenticato, e editerò il pezzo, ma per ora è tutto.

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Come avrete capito, non sono una che molla facilmente quando si è decisa a fare qualcosa, e questo blog è il mio progetto adorato. INVITATE LE VOSTRE AMICHE!

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