lunedì 23 settembre 2013

ODDIO SONO BIONDA. Dentro e fuori.



Lo sto facendo. Lo sto facendo davvero. Sì, ho detto che l’avrei fatto. Ma tra dire che lo farò e farlo davvero c’è una bella differenza.
Sono seduta dal parrucchiere. Palmi delle mani sudati, piedino irrequieto, occhioni da Bambi che sta andando al macello e lo sa.

Sono qui a farmi BIONDA.

Io, una bruna da una vita. Una i cui capelli non hanno mai subito l’onta dell’acqua ossigenata (sì, vabbè, una piccola tintura all’hennè a quindici anni, ma sono errori di gioventù, suvvia). E invece adesso sono qui davvero.

E neanche mi faccio tutta bionda, no, se dobbiamo fare le cose facciamole bene, esageriamo. Mezza bionda, mezza mora. Punte oro, radici bronzo.
Na pazza, praticamente.

Ma il mio hair stylist (sorprendentemente etero, pensavo non li fabbricassero neanche più, i parrucchieri etero) mi assicura che le mèches californiane sono il dernier cri della moda hollywwodiana.

Blair Waldorf (nella vita vera Leighton Mesteer) con la mia stessa tamarrata tricologica. Se l'ha fatto LEI posso farlo anche io, eh, inutile che mi perculate.


Pastella maleodorante sulla testa, avvolta nel cellophan. Tensione. Ascolta, parrucchiere, non è il caso di toglierla ‘sta fanghiglia ossigenata o giù di lì? Dai, dai, che il tempo di posa è più che passato. Ansia. 

Rimuove la poltiglia sbiondante. Mi lava-asciuga-metteinpiega. Mi presenta compiaciuto uno specchio, aspettandosi complimenti. Beh, a parte che non ho capito chi sia quella tizia con gli strani capelli che mi guarda con aria stralunata, tutto bene.

NO, ASPETTA, CHE COSA?!?!

Quella non sono io. Esperienza extrasensoriale di migrazione dal proprio corpo, panico.

MA: “Non essere tu” era esattamente il motivo per cui sei entrata nell’antro dell’orco, ricordi?

Vi spiego. Psiche femminile e chioma sono inscindibilmente connessi. Il processo mentale è: “Insoddisfazione, qualcosa non va. Devo cambiare (vita/ me stessa/ mondo che mi circonda).” E la prima mossa è sempre, invariabilmente, cercare nel proprio cellulare il numero del coiffeur. Lui sa. Distingue chi è entrata per la solita spuntatina da cinque millimetri e chi invece ha la rivoluzione nella capa.

La prima è tranquilla come un sultano orientale all’ora di cena, la seconda ha il Darfur negli occhi.

Il parrucchiere conosce l’animo femminile. Intuisce che è passato il momento del “Dai, facciamo anche una frangetta”. E’ tempo di soluzioni definitive, di rappresaglia massiccia. E tempo di forbici indemoniate e di colori improbabili. Abbiate paura di una donna che d’improvviso varia acconciatura in modo drastico. E’ una dichiarazione di guerra, sappiatelo.

Ahem, tornando a noi. Reazioni varie ed avariate: amica vegana totalmente refrattaria alla moda che mi chiede “Hai fatto lo Shatzu? Bello!”. Tesoro, a parte che è shatush e non shatzu, che sono dei massaggi, e comunque no, sono mèches californiane.

Amico che si informa circospetto: “Ma è voluto?!?”. Si che è voluto, pirla. Ti sembra che andrei in giro con la zazzera mezza gialla e mezza marrone se non lo volessi? Sarei sotto il letto a nascondermi!

Amica milanese: “Nooo che hai fatto, tu eri il prototipo della mora chic!”. Beh, forse non voglio più essere una mora chic, non ci avevi pensato? Voglio essere una bicolore tamarra.


In ogni caso, non passerete inosservate, e avrete iniziato il percorso che vi poterà a diventare Barbie. Un sogno che si avvera. 

Missione compiuta.

Ah, se vi interessa questa sono io. Una bicolore tamarra, appunto.

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